GRUPPO API: CONTRASTI TRA LE AZIENDE OSTACOLANO UNA SOLUZIONE PER IL SITO DI FALCONARA?
API Energia incasserà circa 350 Milioni/€ di buonuscita statale per la rinuncia ad alcuni anni di incentivo rinnovabili (CIP 6) riconosciuto all’energia elettrica prodotta dal 2001 dalla centrale IGCC che ha bruciato scarti del petrolio.
API Energia ne investirà 30 Milioni per riconvertire la IGCC a metano.
Hanno ragione i lavoratori di API raffineria a pretendere che una parte ben più consistente di quei 350 Milioni/€ venga investita per aumentare l’efficienza nei rendimenti degli impianti di raffineria che potrebbe far recuperare margini di profitto ed evitare pesanti ripercussioni occupazionali.
Anche perché, a nostro parere, la raffineria di Falconara non sembra fuori mercato dato che il settore bitumi è una eccellenza e che i dati di mercato danno una crescita del 10% nel consumo del GPL.
Ma la resistenza che si è subito palesata da parte di API Energia, fa ipotizzare che all’interno del Gruppo API le varie aziende abbiano scarso spirito collaborativo per dare una soluzione almeno temporanea al problema della raffinazione e dell’occupazione.
Eppure risulterebbe che dal 2001 API Energia abbia acquistato a costi molto vantaggiosi da API raffineria gli scarti di lavorazione del petrolio da bruciare nella centrale IGCC … Ora ci si aspetterebbe una maggiore collaborazione di API Energia con il settore della raffinazione!
Sarebbe auspicabile una battaglia unitaria - lavoratori e territorio - su questo punto a patto che si comprenda che essa non si può limitare solo a questo ma deve essere il punto di partenza per un piano di riconversione produttiva. Altrimenti si rischia che la boccata d’ossigeno di alcuni anni serva solo a posticipare una crisi che, al contrario, deve essere prevenuta.
E’ qui che, secondo noi, deve avvenire la svolta da parte dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali: pretendere di inserire la riconversione produttiva all’interno del Piano Energetico Ambientale Regionale.
Nel Gruppo API c’è anche API Nòva Energia che, in questo senso, può giocare un ruolo di primo piano … Ma si ritorna all’interrogativo precedente: c’è la volontà di collaborazione all’interno del Gruppo?
Sono dubbi, certo … E’ invece una certezza che per esempio anche API Nòva Energia (specializzata in energie rinnovabili) non si stia impegnando su Falconara e le Marche in investimenti innovativi e ad alta intensità occupazionale (energie rinnovabili) ma propone un rigassificatore che necessita di scarsa occupazione e non crea innovazione, bensì solo compravendita del metano!
Fuori da Falconara M. e lontano dalle Marche, che cosa fa API Nòva Energia?
Negli ultimi anni ha realizzato parchi eolici per 379 MW (Sicilia, Campania e Puglia) e centrali fotovoltaiche per 175 MW. Tra il 2010 ed il 2015 API Nòva Energia si è posta l’obiettivo di realizzare 700 MW di eolico e 200 MW di fotovoltaico, altri progetti per migliaia di MW sono in fase di valutazione in Italia e in alcuni paesi europei in collaborazione con la iberica IBERDROLA e sta valutando possibili investimenti in fabbriche di turbine eoliche.
Non solo: la strategia di API Nòva Energia si completa con la possibilità di investire nella catena del silicio e dei moduli di ultima generazione tramite la società partecipata ITALSILICON SpA e con la valutazione dell’opportunità di investimento in Italia sul solare termodinamico.
Vedi slide Gruppo API attività investimenti
Dunque perché non dovrebbe esserci posto anche per i lavoratori del sito di Falconara Marittima e per le Marche, in una progressiva riconversione del sito di Falconara?
Tutt’oggi il Gruppo API ha il Piano Energetico Ambientale Regionale che glielo permetterebbe!
Lavoratori e Cittadini delle associazioni possono lottare uniti per questi obiettivi.
Staff Comitati
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