Intervista al Biologo marino Dott. Carlo Franzosini. La STERILIZZAZIONE del mare: le cifre taciute del danno economico

pubblicato il 23 Maggio 2011 0



il Biologo marino Carlo Franzosini

il Biologo marino Carlo Franzosini



Il Dott. Carlo Franzosini è Biologo marino della Riserva Marina di Miramare (Trieste).

D. dott. Franzosini, Lei ed il suo gruppo di Biologi avete più volte lanciato l’allarme circa la sterilizzazione del mare determinata dall’uso di ipoclorito di sodio nell’acqua usata dagli impianti di rigassificazione del Gas Naturale Liquefatto necessaria per lo scambio di calore con il GLN a - 160°C. Ma nelle Valutazioni di Impatto Ambientale si parla sempre di limiti di Legge rispettati per il cloro scaricato. Ci spieghi dov’è la contraddizione tra limite rispettato e sterilizzazione.

R. << L’impianto di rigassificazione, per poter utilizzare acqua di mare, dovrà procedere al suo trattamento preventivo con cloro (nella forma di ipoclorito, c.d. varechina) al fine di impedire l’intasamento delle tubazioni da parte di organismi marini.

Il tenore di cloro attivo in uscita dall’impianto viene limitato a non più di 0,2 mg/litro, paragonabile a quello dell’acqua di acquedotto conforme a norma di legge. Quindi questo procedimento è apparentemente innocuo “come un bicchier d’acqua”.

Ma la parte più cospicua del danno ambientale consiste nel far transitare l’acqua di mare attraverso l’impianto dove la combinazione di cloro, shock termico (cambiamento repentino di temperatura) e stress meccanico (passaggio attraverso le pompe) comporta la quasi totale sterilizzazione e  denaturazione di tutto quanto in essa contenuto. L’attenzione va quindi posta sul volume d’acqua di mare che viene trattato, non solo sull’effetto “limitato” del poco cloro attivo residuo in uscita. Questo aspetto dell’impatto ambientale è totalmente ignorato nel documento di VIA emesso dal Ministero che si limita a considerare che:

ñ     <<… il funzionamento “a ciclo aperto” determina l’immissione di biocidi in acqua (composti del cloro e rame) utilizzati per l’antifouling dell’impianto di rigassificazione

ñ     l’impatto complessivo è generato dunque dallo scarico di acqua di mare, fredda e contenente cloro e/o rame.>>


D. Il progetto del rigassificatore di API Nòva Energia rischia di sommarsi alla esistente centrale termoelettrica IGCC che utilizza e riversa già circa 35.000 m3/h di mare trattato con ipoclorito di sodio (acqua di raffreddamento) e le progettate centrali termoelettriche da 580 MWe che ne utilizzerebbero altra 56.000 m3/h. Di quali quantità di cloro attivo parliamo complessivamente?

R. << Il progetto API-Nova Energia (16.400 m3/h di acqua di mare) porterà all’immissione al giorno stimata di 83 kg di cloro e 328 kg di solfati (nell’ipotesi dell’impiego di bisolfito, secondo la metodologia attualmente in uso in gran parte degli impianti esistenti, tra cui quelli in esercizio in Italia: Panigaglia e Porto Tolle). Prodotti residui (ioni rame, dovuti alla dissoluzione degli elettrodi impiegati per l’elettroclorazione, p.es. con dispositivi tipo Copron) possono eventualmente aggiungersi agli scarichi dell’impianto.

L’insieme dei progetti che incombono sull’area ( rigassificatore API-Nòva Energia + Centrale IGCC + centrali elettriche a gas), per un totale di 107.400 m3/h, porterà all’immissione al giorno stimata di 545 kg di Cloro e 2.148 kg di solfati.

La tecnica dello “spezzatino” (progetti per impianti diversi presentati separatamente, ma in realtà funzionali l’uno agli altri - rigassificatore e centrali a gas) fa sì che le procedure di VIA vanno avanti parallelamente senza formalmente sapere l’una dell’esistenza dell’altra. Quindi gli effetti cumulativi degli impatti vengono ignorati.

Il cloro, utilizzato in quantità massiccia (all’interno dell’impianto si hanno tenori di 2 mg/litro), viene poi abbattuto, neutralizzato dal bisolfito (reazione: si forma solfato), al fine di rientrare nei parametri di legge (max 0,2 mg/l). Questo perché l’acqua di mare è molto ricca di sostanza organica da neutralizzare, contrariamente all’acqua di acquedotto che possiamo bere a volontà ed in cui il cloro è aggiunto solo per un’azione preventiva antibatterica. La differenza tra le 2 acque - pur con lo stesso tenore di cloro attivo - è che l’acqua in uscita dall’impianto è carica di sostanza organica degradata combinata chimicamente al cloro, i cosiddetti “cloro-derivati organici”, tossici, persistenti e mutageni (trialometani, clorammine).

Si paventa quindi un danno diretto per la perdita di plancton, uova, larve, avannotti, ed un danno indiretto causato dall’immissione nell’ambiente di cloro-derivati. Una prima quantificazione di questi prodotti parte dal tenore di sostanza organica disciolta (DOM) in acque costiere non eutrofiche, che in Adriatico è indicativamente di 2 mg/litro. Sono queste le sostanze che vengono denaturate e trasformate in cloro-derivati organici, quindi il funzionamento dell’impianto API-Nòva Energia comporterebbe l’immissione di quantità dell’ordine di 32,8 chili per ora di cloro-derivati, più di 161 tonnellate all’anno (su 205 gg di funzionamento). L’ipotesi di più impianti arriverebbe a 214,8 chili per ora di cloro-derivati, 1.755 tonnellate all’anno ! Queste cifre sono omesse nei documenti di VIA, le valutazioni del Ministero le ignorano>>.


D. A questo proposito quali Leggi tutelano il mare?

R. << Il mare Mediterraneo è tutelato dalla “Convenzione per la protezione del Mar Mediterrano dai rischi dell’inquinamento”, o Convenzione di Barcellona. Questo trattato, sottoscritto da TUTTI i Paesi rivieraschi e dall’Italia, è lo strumento giuridico e operativo del Piano d’Azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo. Nel “Protocollo sul Dumping” annesso alla Convenzione di Barcellona (in vigore dal 1978), il primo gruppo di sostanze citate nella Tabella I (di cui cioè è vietato lo scarico nel Mediterraneo) è proprio quello costituito da composti organoalogenati, come l’ipoclorito utilizzato nei rigassificatori. La ragione di tale divieto è ben nota, visto che da tempo si sa che le sostanze in questione (cloro e cloroderivati) sono sostanze che possono avere pericolosi effetti ambientali.

Gli effetti del cloro e dei cloro-derivati (ad esempio: a seguito di disinfezione) sono studiati da oltre 40 anni, tanto che già nel 1972 in USA (US Federal Water Pollution Control Act) era obbligatorio l’abbattimento del tenore di cloro nelle acque di scarico e la riduzione chimica dei sottoprodotti alogenati. Questi composti, stabili e non facilmente degradabili, si accumulano nelle acque, da qui entrano nella catena alimentare, si depositano nei tessuti grassi degli organismi marini e possono finire sulle nostre tavole. Nell’uomo, alcuni effetti tossici noti sono la possibile azione mutagenica e /o cancerogenica. L’esposizione cronica comporta una possibile relazione con cancro del retto e del colon e della prostata (IARC International Agency for Research on Cancer)>>.


D. E’ possibile un calcolo economico della perdita delle risorse determinata dalla sterilizzazione?

R. << La valutazione dei servizi ecosistemici che vanno persi per via dell’entrata in funzione del (degli) impianto(i) non è ancora presa in considerazione nelle procedure di VIA, ma andrebbe richiesta “politicamente” a gran voce, imponendo delle compensazioni a chi utilizza l’ambiente per trarne un profitto economico e lo restituisce “sterile”.

L’acqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione verrebbe ad essere praticamente sterilizzata, quindi inutilizzabile per i servizi ecosistemici che la stessa renderebbe all’ambiente: habitat per le comunità planctoniche e pelagiche, processi di autodepurazione, ecc.

Purtroppo i servizi ecosistemici resi dall’ambiente marino non sono mai considerati nelle procedure di VIA.

I parametri di riferimento sono, in questo caso, valore per anno, per 1 ettaro di mare sovrastante la piattaforma continentale:  € 2.254 (Costanza R, 1997: The value of the world’s ecosystem services and natural capital).

Nel caso del rigassificatore verrebbero resi inutilizzabili 80.688.800 metri cubi d’acqua di mare  all’anno. Gli altri impianto (centrali a gas e a combustibili fossili) andranno ad utilizzare altri 797.160.000 m3/anno. Stimando una profondità media di 35 metri nella zona interessata dal rigassificatore, e di 10 metri per gli altri impianti, il volume d’acqua processato corrisponderebbe ad un ammanco (annuale) di 230,54 ettari di habitat marino nel caso del rigassificatore, 7.971,6 ettari per gli impianti costieri, quindi di ben 8.202,14 ettari per il complesso di tutti gli impianti.

La collettività andrebbe quindi a perdere la somma di 591.630 € all’anno (per il solo impianto di rigassificazione), che aumenta a poco più di 18 milioni di € per i 3 impianti valutati complessivamente.

Tali stime non sono mai menzionate negli studi di impatto ambientale, quindi non compaiono nelle “passività” del conto economico legato a questo progetto. Perché ? >>


D. Ci sono alternative tecniche per evitare gli impatti da Lei spiegati?

R. <<Per tutelare l’ambiente marino e la salute pubblica, andrebbero raccolte ed utilizzate le acque esauste già disponibili in zona: scarichi caldi industriali, acque da depuratori. Sarebbe quell’acqua ad essere utilizzata (già sterilizzata, sfruttata) e non nuova acqua di mare ancora “vitale”, quindi  trasportando le acque industriali già calde e clorate in uscita dagli impianti industriali esistenti a terra (come la stessa centrale termoelettrica IGCC di API) verso il rigassificatore al largo, mediante una conduttura parallela al gasdotto di collegamento.

Comunque la soluzione sarebbe che, in acque territoriali, le navi rigassificatrici come quelle di questo progetto, funzionino a SOLO CICLO CHIUSO!

Alternative serie di progetto non vengono mai analizzate con sincerità dai progettisti, che puntano a realizzare impianti al minor costo e facili da gestire. Ma le alternative di progetto vanno richieste, è il territorio che deve pretenderle, sino ad arrivare a impugnare il decreto ministeriale con parere favorevole alla VIA >>.


Ricordiamo che la VIA ministeriale è stata impugnata al TAR del Lazio da Legambiente Marche ONLUS e l’Ondaverde ONLUS Falconara M.

Le preziose osservazioni del Biologo Carlo Franzosini saranno aggiunte alla documentazione da produrre.

L’intervista realizzata a cura dello Staff Comitati è riproducibile citando la fonte

www.comitati-cittadini.org


Condividi l'articolo:
  • oknotizie
  • Facebook
  • MySpace
  • TwitThis
  • Wikio IT
  • diggita
  • Technorati
  • Yahoo! Buzz
  • LinkArena
  • Segnalo
  • Socialogs
  • E-mail this story to a friend!