Accettiamo la Sfida lanciata da Ugo Brachetti Peretti
Il Presidente di API raffineria, Ugo Brachetti Peretti, e l’Amministratore Delegato, Giancarlo Cogliati, hanno rilasciato importanti quanto pesanti dichiarazioni ai giornalisti in gita tra gli impianti di Falconara Marittima.
L’AD Cogliati ha declamato sulla “Sicurezza e rispetto dell’ambiente … Il mondo del petrolio d’altra parte è industrialmente il più sicuro che ci sia proprio perché si svolgono attività ad alto rischio ed i controlli da parte delle autorità sono incalzanti“.
Ma quella che ci affascina è la SFIDA lanciata da Ugo Brachetti Peretti:
“Siamo già un polo energetico ambientalmente avanzato. Sfido chiunque a dire che non è così mettiamo i dati sul tavolo e vediamo le differenze che ci sono con le altre raffinerie d’Italia”.
Presidente,
ACCETTIAMO LA SFIDA
e pubblichiamo immediatamente un documento che certamente i media non conoscono …
Forse Lei lo conosce, Presidente …
Si tratta della Relazione del Servizio Impiantistica Regionale dell’ARPAM datata 18/04/2007 allegata all’esposto-denuncia che i Comitati hanno depositato alla Procura di Ancona a Gennaio di questo anno, riguardante lo sversamento di tonnellate del cancerogeno olio combustibile ATZ del 2 Aprile 2007 da una tubatura del pontile API!
Se lo scarichi e se lo legga bene prima di lanciare sfide insostenibili!
I Comitati lo mettono a disposizione della stampa e dei cittadini per fornire strumenti di “orientamento” circa quanto affermato da Lei e dal suo AD!
Di seguito uno stralcio del documento:
“l’inquinamento riscontrato non può essere catalogato come un evento imponderabile dovuto al caso (…) ma come la conseguenza di una serie di cattiva realizzazione progettuale, di mancate realizzazioni migliorative nel corso degli anni delle strutture in cemento in cui era allocata la linea e di mancati controlli del sito in quel tratto di cunicolo. Tali strutture infatti avrebbero dovuto contenere la perdita verso il mare, facendo defluire il prodotto sversato verso una vasca di contenimento” (…)
“(…) esistono pertanto gravi carenze di controlli e non sufficiente capacità di valutazione dell’importanza di adeguare tale parte dell’impianto, diffusa difficoltà da parte del management di raffineria a rendere operativi i concetti riguardanti la sicurezza, discussi nelle apposite riunioni, mediante concreti interventi di applicazione degli stessi sui propri impianti. Una corretta ingegneria avrebbe previsto per tali realizzazioni la chiusura del punto di sbocco con muro di cemento ed in corrispondenza degli attraversamenti dello stesso con le tubazioni un incamiciamento di tutte le tubazioni con guarnizione di tenuta. La raffineria ha una lunga esperienza in merito, in quanto tali sistemi sono usati per attraversare i muri dei bacini dei serbatoi, mantenendone la tenuta in caso di perdita all’interno del bacino stesso”.
“(…) In sostanza ad una prima visione si può dire che la perdita non sia dovuta ad una corrosione concentrata, ma che tutta la barra (ndr: di tubo) sia in condizioni abbastanza degradata. E’ probabile che, data la posizione e l’aspetto complessivo (…) fosse in loco da più di una decina di anni“.
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