“Avevamo ragione ad indagare…” (2parte) Studio Epidemiologico

pubblicato il 4 Febbraio 2009 0

«I risultati adesso ci dicono che la Regione, noi e i cittadini avevamo tutti ragione, nel senso che dovevamo andare a studiare questa cosa e, naturalmente adesso dobbiamo capire una serie di problemi. Per vedere questo rischio abbiamo studiato la popolazione per molti anni, 20 anni di storia e nel dettaglio 15 anni, per cui stiamo guardando gli effetti di un lungo percorso di esposizione.

Attualmente dobbiamo sapere se questo rischio ha interessato in modo eguale le popolazioni intorno oppure a causa dei venti qualche zona ha avuto maggiore o minore rischio? Dobbiamo dirci quant’é esattamente questo rischio.

Ed allora, abbiamo bisogno dei dati delle anagrafi comunali…abbiamo bisogno della collaborazione dei Comuni e della collaborazione dei cittadini perché spingano i loro Comuni a fare in modo che le informazioni ci arrivino affinché possiamo avere un quadro più avanzato di quanto abbiamo adesso. Questo ci permetterà di definire l’entità del rischio ed alla fine di sapere se il rischio è presente ancora oggi. Per cui possiamo andare ad indagare la situazione degli ultimi anni per sapere se stiamo parlando di eventi che sono maturati nel passato e sono andati diluendosi oppure ancora presenti. In ogni caso di fronte alla natura di questi dati noi diciamo che il primo passo è di fare in modo che la gente sia più tranquilla per cui si apra un confronto, un dialogo con l’azienda, si vada ad intervenire e si riduca l’esposizione.

Il punto è che noi dobbiamo essere sicuri nel tempo che la qualità dell’aria migliori per cui la gente intorno raggiunga un livello di sicurezza che in questo momento sembra stato messo in crisi.

Poi ci sono i problemi legati al controllo sanitario: un registro tumori ci permette di avere un controllo sanitario nel tempo e garantire che studi analoghi a questo - perché nel tempo questa Regione dovrà ancora farli - possano verificare se poi le cose si sono modificate.

Perché studiare i problemi ha senso se poi, alla fine, la vita delle persone migliora. Lo Studio in se è un investimento importante, la conoscenza è importante, la conoscenza per cambiare, per migliorare e per stare meglio.

Questo è uno sforzo che la comunità locale può fare ed io vi dico che questa comunità locale ha rappresentato per me una esperienza straordinaria perché è un periodo questo in cui è molto difficile trovare uno sforzo collettivo come è stato espresso quì. E quindi, a questo punto, fatto questo sforzo facciamo quell’altro sforzo ancora, facciamo quell’investimento per le strutture permanenti di controllo che diano la garanzia ai cittadini in modo tale che possano vivere con più tranquillità in futuro…Il centro del nuovo Studio saranno i dati in possesso delle Amministrazioni comunali.
Naturalmente perché le Amministrazioni comunali diano l’accesso a noi ci vuole attenzione al problema da parte delle Amministrazioni e, naturalmente, che i cittadini siano interessati a far si che questa cosa avvenga. Come voi sapete tutti processi si svolgono in modo celere se c’è un interesse collettivo ad andare in quella direzione.

La nostra percezione è che qui è accaduto qualcosa di importante, in particolare per la frazione di popolazione che è stata lì per tanto tempo. E questa cosa è inaccettabile, questa cosa va cambiata. Per questa cosa ci vuole uno sforzo collettivo affinché non avvenga più in futuro.
E’ inaccettabile che una persona che deve stare per tanti anni in una certa abitazione aumenti il rischio.

A me preme anche dare un messaggio di ottimismo nel senso che ci sono stati dei fattori di rischio, hanno determinato dei problemi ma sono convinto che si possono risolvere.

Ci vuole intelligenza collettiva, bisogna lavorare, bisogna investire, i rischi si possono ridurre… ma non solo: per le persone che sono state esposte l’esperienza delle nostra conoscenze ci dimostra che riducendo progressivamente l’esposizione si riduce anche il rischio di malattia.

Cioè non siamo di fronte ad una lesione permanente, che permane nelle persone; si può ritornare ai livelli di rischio precedentemente alla esposizione una volta che l’esposizione viene ridotta.

E questo è un elemento importante che riguarda la gran parte dei fattori di rischio, persino il fumo di sigaretta. Se una persona riduce l’abitudine al fumo riesce nel tempo a ritornare a condizioni di rischio precedentemente la malattia. E questo vale per tutti i fattori di rischio.»

Per cui ora è importante concentrare l’attenzione collettiva e delle Amministrazioni Pubbliche sul problema che abbiamo evidenziato: ridurre i rischi della popolazione.

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