Sulle Nuove Centrali Elettriche: le Riduzioni delle emissioni promesse dall’API SONO in realtà OBBLIGATORIE PER LEGGE!
Per fare un pò di luce sulla disinformazione dispensata dalla Dirigenza API e dal Sindaco Brandoni, pubblichiamo uno stralcio dell’intervista a Marco Caldiroli, Responsabile di Medicina Democratica della Provincia di Varese e curatore delle Osservazioni inviate dai Comitati ai Ministeri competenti per la Valutazione di Impatto Ambientale delle due centrali termoelettriche dell’API.
COMITATI: “Quali sono gli obblighi delle raffinerie e delle centrali elettriche esistenti secondo la normativa IPCC?
Ci spiega sinteticamente cosa prevede quella normativa?”
CALDIROLI: L’IPCC è una Direttiva europea recepita dall’Italia che si occupa della prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento. La sua finalità per le filiere produttive dove ci sono raffinerie e centrali termoelettriche è quella di revisionare complessivamente le autorizzazioni per far si che gli impianti esistenti si dotino delle migliori tecnologie disponibili - per produrre in maniera più efficiente l’energia – per ridurre gli impatti sia con interventi tecnologici che di carattere gestionale.
Gli impianti esistenti dovranno adeguarsi a queste nuove tecnologie, a ridurre i propri impatti, nei prossimi anni. Se lo faranno potranno continuare la loro attività mentre gli impianti nuovi dovranno essere “a norma” immediatamente, dall’inizio dell’attività.
L’IPCC detta, dunque, l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) la quale sarà l’autorizzazione e la base di partenza rispetto alla quale ogni impianto dovrà essere valutato.
Attualmente sia la raffineria di petrolio sia la centrale termoelettrica IGCC in funzione dal 2000 sono sottoposte ad AIA, indipendentemente dalla Valutazione di Impatto Ambientale che riguarda il progetto delle due nuove centrali a metano e gas di raffineria.“
COMITATI: “Per poter realizzare le due nuove centrali elettriche a metano e gas di raffineria la Società API raffineria di Ancona sostiene pubblicamente che si avrà un impatto ambientale ZERO, che il bilancio complessivo dell’impatto ambientale rimarrà identico all’attuale (che comprende già raffineria e centrale termoelettrica che brucia catrame acido, un rifiuto petrolifero tossico-nocivo). Come può sostenere un concetto che sembra alludere più alla realizzazione di un aspirapolvere gigante (diremo aspirainquinanti!) piuttosto che a due centrali termoelettriche?”
CALDIROLI: “L’API vende la pelle dell’orso prima di averlo catturato! Dato che deve ammettere che l’inserimento di due nuove centrali elettriche – potenze di 520MWe + 60MWe – di per se incrementeranno le emissioni immesse nell’Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale per poter “dimostrare” in qualche modo che l’impatto complessivo verrà ridotto, calcola in compensazione a queste emissioni aggiuntive gli effetti degli interventi dovuti in virtù delle Autorizzazioni Integrate Ambientali che abbiamo ricordato prima!
L’API vende come “volontarie” le attività di riduzione delle emissioni di impatto ambientale che per la raffineria e la centrale IGCC comunque sono obbligatorie in base all’entrata in vigore della normativa sulla riduzione integrata ambientale.
In altri termini, il calcolo corretto dovrebbe considerare la raffineria e l’attuale centrale elettrica IGCC come saranno una volta che sono state applicate le Migliori Tecnologie Disponibili.
Una volta fatto questo adeguamento agli obblighi di Legge si potrà valutare quale può essere l’entità dell’impatto aggiuntivo delle nuove centrali a metano.
Non si può “scontare” un obbligo da un impatto previsto con queste due nuove centrali!
Facendo il calcolo corretto si vede chiaramente che ci sarà un impatto aggiuntivo, netto, determinato dalle nuove centrali elettriche.“
COMITATI: “Sappiamo che queste due nuove centrali elettriche non useranno solo gas naturale/metano, ma useranno anche il cosiddetto gas di raffineria. Che cos’è questo gas di raffineria e che tipo di impatto diverso ha rispetto al metano e assommandosi al metano?”
CALDIROLI: “Il syngas, gas derivato dalla raffineria, viene già utilizzato nella esistente centrale elettrica dell’API da 280 MWe. Uno dei due impianti che si vogliono realizzare – quello da 60 MWe – verrà in buona parte alimentato con gas da raffineria (ndr.: per metà circa delle ore di funzionamento complessive) mentre l’impianto da 520 MWe dovrà, secondo il progetto API, utilizzare solo gas metano o, al massimo, un mix del 15% di gas di raffineria.
Questa differenziazione fa capire una cosa specificata anche nel progetto API: la centrale da 60 MWe viene richiesta dall’Azienda API proprio per avere la certezza di smaltire i fabbisogni interni di produzione di raffineria!
La centrale da 520 MWe ha, invece, una finalità commerciale, cioè vendere energia elettrica alla Rete Nazionale.
In termini di impatto la differenza che c’è tra il metano ed il syngas sta nella presenza maggiore degli Ossidi di Zolfo nel syngas e, soprattutto, la presenza maggiore, nel syngas, di idrocarburi complessi.
A parità di quantità di combustibile bruciato la presenza di questi idrocarburi complessi determina, rispetto al metano, un incremento delle emissioni di derivati idrocarburici tra i quali c’è la FORMALDEIDE, sostanza notoriamente cancerogena.
Anche dalla combustione di grosse quantità di metano si può produrre formaldeide ma nel caso di gas più sporchi, ricchi di idrocarburi complessi come il syngas, la quantità di formaldeide e di altri derivati idrocarburici simili è sicuramente maggiore.“
Segnaliamo la buona informazione sulla formaldeide del sito dell’ARPA Veneto
http://www.arpa.veneto.it/salute/htm/fattori_rischio_formaldeide.asp
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